Aspettare chi finisce una maratona ti da la possibilità di vedere i generi più diversi di partecipanti.
Ho visto persone imbronciate tagliare il traguardo a poco più di 3 ore senza salutare chi le incitava ed altre fare l’aeroplanino sorridenti ben oltre le 4. Forse perché mettendoci tanto si son divertite per più tempo a correre?
Lo scalzo, il ballerino col tutù, il vestito elegante con cravatta fanno sempre sorridere. Quello senza pettorale o il corridore fuori forma con l’Invicta sulle spalle invece fanno incazzare perché c’è del torbido in quello fanno.
Per le donne si applaude sempre più forte perché se lo meritano, a prescindere.
Tanti bambini a mano del papà e della mamma hanno scavalcato la transenna qualche secondo prima l’arrivo del genitore per tagliare il traguardo assieme.
L’arrivo in parata e l’applauso di stima del pubblico ai ragazzi in carrozzina ti strappa una lacrima anche se non lo vuoi.
C’è anche chi risponde al tifo con un applauso. “Bravi noi, bravi voi”.
Negli ultimi metri c’è chi accelera a razzo e chi si toglie le scarpe perché non ce la fa più.
I pacer prima di fermare l’orologio applaudono chi è stato constante e li ha seguiti, il pubblico applaude i pacer per averli accompagnati.
L’impresa è faticosa. La distanza pesa, la sete pesa, la solitudine pesa, i pensieri che ti porti dietro pesano.
Se corri sai che tutti quelli che ti sfilano davanti all’arrivo, presenti anche alla partenza, si meritano la medaglia. Comunque sia hanno saputo lottare contro sé stessi, contro i 42km e 195m della distanza regina e contro tutto quello che poteva capitare durante il lungo viaggio.
Se non corri pensi a chi gliel’abbia fatto fare… Un po’ per ignoranza e, secondo me, anche un po’ per invidia.