Eccomi finalmente a raccontarvi il mio esordio in una “Ecomaratona”, una corsa denominata “Trial”, tra  natura e montagna, un idea che mi affascinava da mesi, dopo aver sgambettato in tutte le non competitive dei Colli Euganei e aver disputato  la mitica gara del Transcivetta.

 

Domenica 21 Settembre sono partito da Chioggia alle 5.45 del mattino e sono arrivato a Fregona (città da cui è partita la gara) alle 7.20. Il tempo era molto incerto,  il cielo era grigio e, in alto sulle montagne, era molto scuro. Sono andato subito a prendere il pacco gara e il pettorale per poi ritornare all’auto, per vestirmi; ho cercato di non dimenticare nulla, durante la corsa ho indossato una maglia tecnica a mezze maniche con sopra la canottiera del nostro gruppo e i pantaloncini corti. Il tempo era nuvoloso ma non freddo, comunque mi sono dotato di  un marsupio contenente un Kway senza maniche e  mi sono messo un cappellino in testa. Mi sono diretto verso la partenza per la punzonatura, mi sono messo dietro a tutti per gustarmi la partenza in modo tranquillo.  Alle 8,30 lo startman ha dato il segnale di partenza,  il primo chilometro è stato in discesa intorno a il paese, poi si è corso verso le Grotte del Caglieron, bellissime, da questo punto in avanti il percorso è stato in salita sino alla vetta Forcella Pizzoc, quota 1565 Km. La salita aveva pendenze normali ma è stata lunga, molto lunga, tanto che alla corsa ho dovuto alternare molti tratti di camminata, per riposare i muscoli e i tendini facendo attenzione a non sforzare tanto, pensando ai diversi chilometri che mi mancano ancora da percorrere. Ogni tanto la strada si spianava e allora ho rilanciato la corsa  per un po’. Sono passate così 2 ore abbondanti, dalla partenza, quando alla fine ho raggiunto la cima.
(Nella salita si poteva vedere tutta la valle sino al mare e intravedere la laguna di Venezia,). In cima l’umidità e il calo della temperatura si facevano sentire, mi sono fermato perciò al ristoro dove ho mangiato una fetta di crostata e  bevuto un tè caldo con il limone, dal marsupio ho estratto il kway e lo ho  indossato.

Il percorso di discesa era fatto di sali e scendi  fino al sentiero della “faggeta” che porta dentro il bosco. Un sentiero molto duro, reso scivoloso e fangoso dalle piogge dei giorni precedenti: qui c’era un bellissimo silenzio  mi pareva di essere su un altro mondo, meraviglioso, tutto da godere. Terminati i chilometri dentro il bosco all’improvviso mi è apparsa la piana della “Val Faldina” circondata da prati verdi. Più avanti mi sono inoltrato nel Pian del Cansiglio, una distesa verde tra boschi e montagne, dove anticamente si era insediato il popolo Cimbro. Percorsa la valle sono salito dentro il bosco dove ho attraversato alcuni villaggi Cimbri, con le  casette caratteristiche, che  riportano indietro nel tempo, dopodiché ho  continuato a salire e scendere in mezzo al bosco di faggi, finché non sono arrivato all’ultimo ristoro, da qui ho cominciato l’ultima discesa di 8 km. Questo ultimo tratto è stato molto duro perché il percorso era completamente in discesa con il terreno  sconnesso pieno di rocce e sassi e bisogna appoggiare i piedi con attenzione per non rimettervi le caviglie,  basta un attimo per cadere e farsi male. Alla fine arrivo al traguardo dopo  6 ore e 3 minuti, lo speaker ha echeggiato il mio nome, contemporaneamente mi hanno messo al collo la medaglia prodotta dal popolo Sarahawi, a cui la Maratona e legata con un progetto di solidarietà per aiutare questo popolo dell’Africa. Subito  mi sono diretto verso il ristoro dove ho bevuto un po’ di tè caldo (al ristoro c’erano vari panini assortiti, delle pizzette appena sfornate dolci integratori, ecc)., volendo c’era anche un buon minestrone, fatto dalle donne del paese, ma di solito  dopo la corsa mi ci vuole almeno un’ora, prima di mettere qualcosa sotto ai  denti. Poi mi sono diretto verso l’auto, ma  prima di ripartire mi sono fatto una bella doccia, e poi sono ritornato a casa.  Nei miei pensieri c’era tutta la  soddisfazione di avere finito la corsa in un modo più che bene.  Pensavo che sicuramente la rifarò il prossimo anno.

 

Daniele Freguja

(fregudan@libero.it)