Guido, e nel mentre ripenso alle sensazioni del giorno prima.
Ciò che mi sono portata a casa dalla giornata passata a Padova è qualcosa di indescrivibile. Le lacrime, la gioia, e perché no anche la stanchezza, tutto è degno di essere ricordato.
E’ stata una giornata attesa: Federica, una delle mie migliori amiche, correva la sua prima maratona e sapevo che per lei era un traguardo importante e che la spaventava; Romano, il grande “Romanin”, che non vuole mai essere ringraziato ma c’è sempre, correva invece la sua trentesima maratona. Avrebbero fatto questa esperienza insieme, come insieme hanno cominciato a correre qualche anno fa. Non potevo non esserci.
In corso d’opera si sono aggiunti altri eventi: la prima mezza maratona di Luca e Marco, nuovi giovanissimi iscritti, e Jacopo, un loro amico, accompagnati da Achille, il nostro presidente, che ha scelto di mettersi al servizio e di rallentare la sua solita andatura per permettere ai tre ragazzi di concludere la gara. E poi Maria Angela, Filippo, Mara e Giacomo, Carmelo, ormai abitués della distanza.
Sono felicissima di aver fatto in tempo a vedere Michela, presenza importante del gruppo che con il suo sorriso ha sempre parole gentili per tutti, che partiva per i 10 km alle stracittadine: i suoi “primi” 10 km percorsi sotto l’ora. Un grande traguardo per chi ha appena iniziato a correre. E poi Narciso e Resy, inarrestabili, che hanno corso praticamente tutto il percorso e sono arrivati prima di quanto pensassi (gli unici purtroppo che non non ho potuto vedere arrivare al traguardo e mi è dispiaciuto un sacco).
Ma l’emozione più grande, quella che ti fa scoppiare il cuore di gioia, quella che mi fa piangere anche adesso mentre scrivo è stata l’attesa e poi l’aver visto arrivare Federica e Romanin al traguardo della maratona. Ricorderò sempre Roberto che iniziava a correre per accompagnarli verso il traguardo, Michela che iniziava a fare il video, tutti noi che li abbiamo affiancati in corsa, Federica che piangeva già dal 40° km, Romanin che imperterrito non mollava un attimo l’andatura, e poi gli abbracci, le urla, Romanin con i palloncini della trentesima maratona in mano, Federica con la sua corona.
E il figlio di Romano, Alessandro, che non aveva mai visto il suo papà arrivare al traguardo di una gara, ma ha capito che era qualcosa di importante e ha scelto di esserci, di essergli vicino, anche se non sapeva bene cosa fare e cosa dire.
Come si fa a dire che la corsa non fa bene? Come si fa a non emozionarsi davanti ad una giornata così? Come si fa a non amare la grande squadra che sono i cavalli marini? Mi guardavo intorno ieri e vedevo solo sorrisi, solo persone a cui volevo bene, con cui ho condiviso tutto questo. E per questo devo solo ringraziare.