Riesco a mettere su carta solo ora le mie emozioni sulla grande avventura, o pazzia, della 100km del Passatore. Il motivo? Beh, questa gara mi ha profondamente “distrutto” sia fisicamente che emotivamente. Finita la gara, a casa, il giorno dopo, parlando con la gente, è stato tutto un fiume di lacrime. Purtroppo sono fatta così: quando vivo per mesi col pensiero fisso in una cosa, quando accade, o quando finisce, mi lascia sempre un vuoto dentro. E se tutto è stato vissuto sempre con grandissime emozioni, il vuoto è ancora più grande.

La decisione di cimentarmi in questa avventura è stata dura e combattuta: c’era chi era profondamente contrario, mio marito soprattutto, e io che mi facevo come mio solito 50.000 problemi. Poi, poco alla volta, con la scusa di fare alcune uscite con Narciso e Andrea, con cui avevo già fatto la maratona di Ravenna, ha preso piede la decisione di andare avanti: ricordo ancora quel sabato dove dovevo fare 15 km di allenamento per la mezza di Padova, e invece mi sono ritrovata a farne 32 misti!!!! Da lì è iniziato tutto. Ho fatto i 60 km di prova, andati più o meno bene, e mio marito che mi dice “ormai ne hai fatti 60, iscriviti no?”

Forse il destino ha lavorato da solo…e aprendo fb un giorno leggo di un ragazzo che vende il pettorale, 65 euro invece di 80…prendo l’occasione al balzo e mi ritrovo iscritta al Passatore senza quasi accorgemene…e allora capisco quel messaggio di Andrea che, appena iscritto, diceva di farsela addosso dalla paura…stava accadendo anche a me!

Bene, iniziano gli allenamenti ufficiali, in chat dei Passatelli messaggi quasi quotidiani di informazioni pratiche e di accordi sugli allenamenti successivi e giorno dopo giorno si avvicina il giorno tanto atteso. Inizio anche ad allenare la camminata, cosa che mi piace molto, aumento la velocità e la resistenza, e mi rendo conto che fino a quel momento ho rincorso obiettivi che non erano miei: correre sempre più veloce non era per me, mi piaceva troppo correre le lunghe distanze, anche alternando camminata e corsa, e prepararmi in questo senso era una cosa che adoravo.
L’ultimo lunghissimo di 70 km mi mette un po’ di tranquillità perché mi rendo conto che tutto sommato ce la potevo fare. E allora, dai, mi dico, andiamo.

Azzeccatissima la decisione di andare a Firenze il giorno prima, il giretto turistico mi aiuta a stemperare la tensione e la possibilità di dormire senza dare retta alla sveglia mi permette di riposare le mie 7 ore tranquille. Colazione, preparazione degli zaini, e via, si parte per il ritiro del pettorale. Ad aspettarci gli altri pazzi dei Cavalli Marini, ritroviamo Narciso e il trio dei Passatelli si riunisce.

Alle 15, in piazza Duomo, vicino alla maestosità della cattedrale, ci siamo anche noi. L’attesa è estenuante ma in qualche modo passa. Conto alla rovescia e si parte.

All’inizio è tutto tranquillo e perfettamente gestibile, i primi 15 km vanno avanti veloci, attendo di vedere mio marito e gli altri cavalli marini che ci aspettano, bellissima l’accoglienza con tifo da stadio, sono stati tutti dei grandi. Ripartiamo e iniziano le salite fino al Passo della Colla. Alterniamo quando si può corsa e camminata, intanto il sole scende, in lontananza si vedono alcune nuvole nere, si fa buio. Salire è sempre più difficile ma vedo che ce la potevo fare. Inizia un doloretto al collo del piede destro ma non me ne curo e vado avanti. Vicino a me Andrea si ammutolisce, percepisco che c’è qualcosa che non va e scelgo di non parlare ma di stargli vicino.

Finalmente arriviamo al Passo della colla, fa freddo, ci cambiamo e ripartiamo. Inizia la discesa. Non si vede nulla. Continua il dolore al piede, prendo un oki e un po’ se ne va. Ero felice perché mi sentivo bene e non mi pareva vero. Verso le 23 inizia il sonno…me l’avevano detto che sarebbe stato duro ma non pensavo così. Mi si chiudevano gli occhi, prendevo miele e coca cola a go-go ma poco cambiava. Avrei pagato non so quanto per chiudere gli occhi mezzoretta! Ogni tot di km c’erano i nostri accompagnatori a supportarci, pareva che sapessero già cosa ci serviva, il loro aiuto è stato prezioso.

Finito il sonno, alle prime luci dell’alba, credevo che la crisi fosse finita e invece no…mi rendo conto (lo sapevo già da prima ma forse i primi km non mi è pesato) che tra il mio orologio e la misurazione ufficiale c’erano 2 km di differenza, due km, due!!!!! Vedevo scritto 80 e sapevo che erano 78…insomma, la testa inizia a ad andare per conto suo…andavo avanti come un automa, cercavo di pensare a tutti i mesi precedenti, ma niente, inizia a farsi strada l’idea di ritirarmi. Inizio a restare indietro, e vedo Narciso e Andrea che ogni tanto si girano e mi chiedono se sto bene…dico di sì ma non era vero. E mi infastidivo perché non mi piace essere così!

La mia fortuna è stata che al 94esimo il mio orologio si è scaricato, col senno di poi l’avrei spento molti km prima. Non avendolo più sott’occhio e dovendo affidarmi solo ai km scritti, la testa mi si svuota e inizio a pensare freddamente: non potevo mica fermarmi adesso, e no, eccheccazzo!!!! Insomma, poco alla volta, mi avvicino ai miei compagni e Narciso esclama: “Oh, si è incazzata, adesso parte!”
E così è stato, l’andatura si è fatta più spedita e all’arrivo di Romano e Antonio, ormai era chiaro che nulla mi avrebbe fermato. Vediamo finalmente il cartello con scritto “Faenza”. Mi giro verso Andrea e gli dico “Ma ce la stiamo facendo veramente?” Arriviamo al 99esimo, l’emozione inizia a farsi grandissima, mi viene un groppo in gola, non vedo l’ora di arrivare al traguardo.

Entriamo in piazza, vedo l’arco, cerco Daniele che era dopo il traguardo, con Narciso e Andrea prendiamo la bandiera dei cavalli marini e insieme varchiamo la linea. Abbraccio mio marito e scoppio in pianti, mi dice che è fiero di me, lui, che non era mai venuto a vedermi in una gara, è stata una soddisfazione enorme…Al collo la medaglia è un sogno e ce la siamo meritata tutta! Un ultimo abbraccio tra i Passatelli…grandi grandissimi Passatelli, il trio delle meraviglie!!!

Cosa mi resta di tutto questo…tanto, forse troppo. Resta l’affiatamento tra noi tre, restano le fatiche e le gioie condivise, resta il supporto, e l’abbiamo sentito tutto, dei cavalli marini a casa e dei nostri amici che erano lì a tifare per noi, resta la nostalgia dei mesi trascorsi ma soprattutto, resta la consapevolezza che non sarà certo l’unico Passatore. E resta il rammarico che ci siano state persone che, seppur non condividendo la mia scelta, invece di darmi comunque il loro supporto hanno preferito criticarmi, ma tutto sommato di loro poco mi importa. Io la mia medaglia ce l’ho, ed è la gioia e la commozione di chi ha creduto in me e che mi porterò nel cuore, sempre.

E allora, Passatelli, a quando la prossima avventura?